L’ANALISI

L’industria spaziale europea a un bivio cruciale: è ora di scelte decisive



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Bisogna accelerare sull’integrazione e il consolidamento per competere con Stati Uniti e Cina. Il rafforzamento della cooperazione tra Paesi Ue e aziende è la ricetta per recuperare terreno garantendo autonomia strategica e innovazione tecnologica

Pubblicato il 4 mar 2025

Alessandro Sannini

Private Equity Investor'



Space Economy, Italia, Europa2

L’industria spaziale europea si trova a un bivio cruciale, divisa tra la necessità di maggiore integrazione e le sfide globali in continua evoluzione. La sua struttura decentralizzata, con numerose agenzie nazionali, programmi paralleli e attori industriali distribuiti, riflette la diversità politica dell’Europa ma genera inefficienze e duplicazioni. La frammentazione delle risorse, in particolare nello sviluppo di lanciatori, ha impedito il consolidamento di una strategia unitaria, mentre competitor come Stati Uniti e Cina avanzano con modelli più centralizzati ed efficaci. La necessità di una maggiore coesione e coordinamento emerge con forza, specialmente in un contesto geopolitico instabile, dove l’accesso indipendente allo spazio assume un valore strategico.

Cooperazione europea e consolidamento industriale

Sin dagli anni ’70, gli Stati europei hanno unito le forze tramite l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che oggi conta 22 membri e adotta il principio del giusto ritorno industriale. Questo sistema garantisce che gli investimenti di ogni paese siano proporzionati ai contratti ricevuti, incentivando la partecipazione ai programmi comuni. Parallelamente, l’Unione Europea ha sviluppato iniziative come Galileo e Copernicus, dimostrando la capacità di successo della cooperazione sovranazionale. Tuttavia, la governance spaziale rimane complessa: oltre all’Esa e ai programmi Ue, ogni Stato mantiene una propria agenzia spaziale nazionale, moltiplicando i centri decisionali.

Ancora sacche di inefficienza

Negli ultimi anni, fusioni e partnership hanno dato vita a grandi gruppi come Airbus Defence and Space e Thales Alenia Space, mentre nel settore dei lanciatori la creazione di ArianeGroup ha rappresentato un tentativo di razionalizzazione. Tuttavia, permangono sacche di inefficienza, in particolare nel settore satellitare, dove esistono ancora molteplici linee di produzione ridondanti. Recenti appelli di leader industriali chiedono un’ulteriore integrazione per mantenere la competitività rispetto ai giganti americani e cinesi.

Il gap di investimenti pubblici

Un ulteriore problema è rappresentato dal divario di investimenti pubblici: nel 2023, i fondi spaziali dell’Ue ammontavano a circa 13,8 miliardi di euro, contro i 73 miliardi degli Stati Uniti. Questo divario rende essenziale una concentrazione degli sforzi su progetti strategici, evitando dispersioni di risorse che potrebbero compromettere la competitività europea nel lungo periodo. Alcuni esperti suggeriscono l’adozione di un modello di finanziamento misto pubblico-privato, simile a quello americano, per attrarre capitali e stimolare l’innovazione.

Impatti della crisi Usa-Russia sulla collaborazione spaziale

Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno avuto ripercussioni dirette sul settore spaziale europeo. La guerra in Ucraina ha interrotto bruscamente la cooperazione con la Russia, bloccando il lancio di satelliti europei su razzi Soyuz e compromettendo missioni come ExoMars, che avrebbe dovuto portare un rover europeo su Marte con l’ausilio di tecnologie russe. Inoltre, la dipendenza da fornitori extraeuropei ha mostrato la vulnerabilità di alcune filiere critiche, come nel caso del lanciatore Vega, che utilizza motori prodotti in Ucraina.

Nuovo impulso all’autonomia strategica

Questa crisi ha però fornito un nuovo impulso all’autonomia strategica europea. L’interruzione delle forniture russe ha reso urgente il debutto dei nuovi lanciatori europei Ariane 6 e Vega-C, sebbene questi abbiano già subito ritardi significativi. Inoltre, il ricorso a lanciatori statunitensi per missioni europee ha riacceso il dibattito sull’importanza di rafforzare l’accesso indipendente allo spazio. La recente strategia Ue per la sicurezza e la difesa nello spazio evidenzia la necessità di un maggiore coordinamento a livello continentale, al fine di proteggere le infrastrutture orbitali europee e garantire un utilizzo sicuro dello spazio in un contesto geopolitico sempre più instabile.

Strategie per garantire il ritorno industriale italiano

L’Italia è uno dei principali contributori all’Esa, con un impegno finanziario che ha superato i 2,5 miliardi di euro nell’ultima conferenza ministeriale. Assicurare un ritorno industriale proporzionato è quindi una priorità strategica. Il meccanismo del giusto ritorno geografico garantisce che gli investimenti siano redistribuiti sotto forma di contratti industriali, ma per ottimizzarne l’efficacia l’Italia deve adottare una strategia mirata.

Tra le azioni concrete:

  1. Scelta strategica dei programmi – Concentrare i contributi italiani nei settori in cui il paese eccelle, come i lanciatori (Avio per Vega), l’esplorazione (moduli abitativi di Thales Alenia Space) e l’osservazione terrestre.
  2. Rafforzamento del tessuto industriale – Creare ecosistemi tecnologici simili a quelli sviluppati da altri paesi europei, come il cluster spaziale di Harwell nel Regno Unito. Il potenziamento di distretti tecnologici italiani, come quelli di Torino e Roma, potrebbe migliorare la competitività delle aziende italiane nei programmi Esa.
  3. Partecipazione attiva alla governance Esa – Mantenere una presenza forte nei comitati decisionali e nel management dell’Esa per orientare le scelte strategiche, assicurando che le aziende italiane abbiano accesso a contratti di alto valore.
  4. Innovazione nel geo-return – Sostenere una riforma del sistema di ritorno industriale che premi anche la competitività e l’efficienza, mantenendo un equilibrio tra equità geografica e qualità dei progetti.
  5. Investimenti in nuove tecnologie – L’Italia potrebbe beneficiare di una maggiore partecipazione in settori emergenti come la propulsione elettrica e i materiali avanzati per lo spazio, migliorando il posizionamento dell’industria nazionale a livello europeo.

Futuro e autonomia strategica europea

Guardando al futuro, l’industria spaziale europea dovrà affrontare una scelta decisiva: accelerare l’integrazione e il consolidamento per competere con Stati Uniti e Cina, oppure rischiare di rimanere frammentata e meno rilevante nello scenario globale. Se l’Europa riuscirà a rafforzare la cooperazione tra Stati e aziende, potrebbe emergere un settore spaziale più competitivo, capace di garantire autonomia strategica e innovazione tecnologica.

Un’Europa più coesa potrebbe assicurarsi lanciatori di nuova generazione interamente sviluppati nel continente, sistemi satellitari autonomi per la navigazione e la comunicazione, e un ruolo di primo piano nelle missioni di esplorazione. Viceversa, la mancata integrazione potrebbe condannare il settore a una crescente dipendenza da fornitori esterni, con il rischio di perdere posizioni di mercato e influenza politica a livello internazionale.

La deframmentazione dell’industria spaziale europea non è più rinviabile. Le sfide della competizione globale e delle tensioni geopolitiche impongono un ripensamento delle strategie industriali e un aumento degli investimenti coordinati. L’Italia, con il suo peso specifico nel settore, ha l’opportunità di giocare un ruolo centrale in questo processo, contribuendo a modellare il futuro dell’industria spaziale europea. Inoltre, la creazione di un’agenzia spaziale federale europea, in grado di armonizzare le politiche nazionali e promuovere una strategia unitaria, potrebbe rappresentare una soluzione a lungo termine per garantire un’industria spaziale forte e autonoma.

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