Nel documento “Gli indirizzi del Governo in materia spaziale e aerospaziale” pubblicato il 9 gennaio 2025 dal Consiglio dei ministri, vengono individuati quattro assi principali destinati a guidare l’azione politica in tema Spazio:
- L’ampliamento della conoscenza e dei benefici per la società
- La crescita e la competitività dell’ecosistema industriale nazionale
- La definizione di un contesto regolatorio efficace
- L’individuazione di aree prioritarie per lo sviluppo di collaborazioni internazionali.
Indice degli argomenti
Come valorizzare il potenziale
L’intento di riconoscere e valorizzare il potenziale insito in un settore che si rivela sempre più fondamentale per rafforzare la posizione dei singoli Paesi, e dunque anche dell’Italia, sulla scacchiera geopolitica e produttiva globale è evidente, e la realizzazione di obiettivi di natura sociale che prevedano la creazione di ricchezza e occupazione transita dalla possibilità di sostenere uno sviluppo delle imprese del comparto che può essere solo se è anche uno sviluppo finanziario.
In numeri, circa 400 imprese (dati Sace Focus On a settembre 2024) costituiscono il mondo della interrelata e complessa filiera spaziale in Italia) ma oltre il 65% sono pmi ed il 27% start-up.
Ciò significa, e qui si sottolinea il “ma” precedente, che la capacità di contribuire al valore maggiormente innovativo e tecnologicamente avanzato che il comparto incorpora ed esprime è affidata ad un pullulante e talvolta scoordinato universo di piccole realtà cui è necessario fornire i necessari capitali.
Il ruolo della finanza
Il ruolo della finanza e le possibilità offerte dal mercato finanziario sono da considerare con uno sguardo ampio, che non si limita agli strumenti tradizionalmente offerti dal mondo bancario, ma è disposto a verificare l’impiegabilità e l’accesso a tipologie di raccolta di natura diversa, talora maggiormente orientate a gestire i rischi derivanti dallo svolgimento di attività innovative e tecnologicamente molto evolute.
Molte, in realtà, le soluzioni disponibili, anche se scarseggia la consapevolezza, talvolta, della loro esistenza. Gli imprenditori, anche i più lungimiranti ed avveduti, sono spesso maggiormente concentrati sulla produzione e sulla ricerca di soluzioni tecnologiche di frontiera che sulle attività di promozione dei beni e servizi e sulla crescita di risorse finanziarie disponibili per progetti futuri.
Il ruolo della politica
Anche il mondo politico si accorge, verosimilmente, della strategicità di una filiera non solo innovativa, ma anche vocata al presidio di risorse determinanti in chiave di posizionamento competitivo dell’intero sistema industriale e volge la propria attenzione alla realizzabilità di obiettivi che hanno un orizzonte temporale piuttosto ravvicinato.
Non solo soluzioni di capitale di debito, che si espongono, se eccessivamente impiegate, all’indebolimento della struttura di finanziamento di aziende non molto patrimonializzate, ma anche capitale di rischio, si accingono a fare il proprio ingresso nelle imprese di dimensioni spesso contenute. Molte volte il “sogno nel cassetto”, neppure troppo nascosto, è la quotazione, la Borsa, per usare un linguaggio colloquiale che rimanda non solo ai libri di finanza, ma a tutto un evocativo di film ed immaginario di denaro copioso e destinabile ad ambizioni rigogliose.
La quotazione: ipotesi sempre fattibile e conveniente?
L’accesso al mercato attraverso l’Ipo, per utilizzare un termine più tecnico, può essere per i più un percorso irto di ostacoli, molto costoso e dove il cosiddetto aftermarket, ossia la sopravvivenza nel tempo, dopo il giorno dell’entusiasmo e dell’approdo, può rivelarsi impossibile costringere ad una rovinosa retromarcia. Tra le fonti di finanziamento a titolo di capitale proprio una certa notorietà è stata conquistata dagli investitori istituzionali in equity privato, principalmente coloro che si qualificano come operatori di venture capital, che si rivolgono ad aziende giovani con buone idee di sviluppo. Soprattutto nel mondo anglosassone, dove la dimensione media delle società è maggiore e vi è superiore propensione al rischio, nonché il doppio vantaggio di una più diffusa conoscenza degli strumenti disponibili e di un più favorevole trattamento fiscale legato all’impiego dei mezzi propri, la fortuna dei fondi di venture capital ha mostrato la validità di tale alternativa nel campo aerospaziale. In Italia, benché vi siano alcuni (pochi) esempi di questo tipo, lo studio del comparto rivela la presenza di un numero considerevole di aziende attive da diversi decenni, che sovente si sono votate (anche e più recentemente) alle attività spaziali di produzione di infrastrutture o interpretazione di dati ed informazioni provenienti dai sistemi di osservazione e studio di ciò che circonda il nostro pianeta.
Il private equity volano per le pmi
Tale mondo variegato di aziende grandi, medio-grandi o, più spesso, medie e piccole, può essere oggetto di attenzione da parte di fondi di private equity, i cui target di elezione sono aziende promettenti ma maggiormente consolidate in termini di età, investimenti realizzati e capitale investito. Operatori del settore hanno riconosciuto la natura del mondo Spazio in Italia, come sostiene Alessandro Sannini, in un proprio intervento su Harvard Business Review Italia nel 2022: “La filiera, un tassello particolarmente importante del mondo spaziale italiano, è composta essenzialmente da una galassia di imprese di eccellenza della manifattura, che possiedono specifiche caratteristiche distintive, tra cui una prospettiva di gestione di medio-lungo termine, il legame con il territorio e la presenza di obiettivi non esclusivamente economici, che permettono loro di generare dei vantaggi competitivi unici”. Tutte caratteristiche che ben si addicono ai target dei fondi di private equity.
Per verità la presenza dei fondi di private equity con interesse verticale sul mondo Space Economy non è più del tutto una chimera neppure in Italia, dove la potenzialità di redditività insita in queste operazioni non è passata inosservata e si annota l’interesse di alcuni operatori in fase di realizzazione di veicoli di investimento di tale tipologia. Al momento un veicolo di investimento di tipo Private Equity Fund è in stadio molto avanzato di sviluppo e si avvicina il momento del closing.
Come si accennava, non necessariamente il debito finanziario è da demonizzare, ma è necessario superare la tradizionale dicotomia “Debito/Equity” per considerare la possibilità di proporre anche nel contesto italiano un debito maggiormente su misura, costituito, a esempio, prestiti obbligazionari adatti alle caratteristiche delle imprese che vi ricorrono e di basket bond di filiera, per la realizzazione di progetti di filiera con ricadute positive sull’intero comparto e la finalità non banale di rafforzare la creazione di reti e aggregazioni tra imprese, sostenendo l’adozione di modelli di produzione sostenibile.
Esempi da replicare
Se non vi sono ancora stati esempi di emissione di basket bond di filiera nel contesto aerospaziale, è possibile però citare alcune operazioni di Basket Bond “Made in Italy”, ad esempio di UniCredit e Mediocredito Centrale destinati a sostenere le pmi italiane nei loro piani di sviluppo, per un valore di programma di cento milioni di euro. Ad aprile 2024 le prime 8 emissioni già effettuate (per un controvalore di oltre venti milioni di euro) sono state finalizzate, tra gli altri investimenti, alla realizzazione di progetti di efficientamento energetico, impianti fotovoltaici, sviluppo di nuove tecnologie brevettabili.
Flessibilità è, come sovente nella ricerca e sviluppo, la parola d’ordine, ma non è necessariamente un’elasticità dovuta ad una riduzione dimensionale, bensì ad una considerazione attiva delle possibilità offerte dall’innovazione a tutto campo, anche in chiave finanziaria di reperimento risorse.
In definitiva, a livello nazionale e non solo, lo spazio pone una sfida che il mondo finanziario ed industriale sono pronti a raccogliere e, soprattutto, un’opportunità che non può essere persa.