“Ho avuto una call con il ministro olandese” sul progetto di Einstein Telescope. “Noi abbiamo investito più fondi. Il nostro miliardo e trecento milioni di euro è di più di quanto l’Olanda attualmente sta investendo sull’iniziativa”. Così il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a margine della Conferenza G7 sulle grandi infrastrutture di ricerca di Oliena (Nuoro), non lontano dall’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, sito che l’Italia ha candidato per ospitare l’Einstein Telescope, il grande rilevatore di onde gravitazionali di terza generazione, tra le più grandi e importanti infrastrutture di ricerca che si prevede di realizzare nei prossimi anni in Europa.
Indice degli argomenti
Sardegna, luogo ideale
La Sardegna presenta le caratteristiche ideali per l’istallazione: rischio sismico vicino allo zero, scarsissima illuminazione artificiale, basso grado di antropizzazione. Il rilevatore sarà in grado di osservare un volume di Universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione, gli interferometri Ligo negli Stati Uniti e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno osservato per la prima volta, nel 2015, le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein.
Ipotesi doppia sede
Sul futuro rivelatore di onde gravitazionali Einstein Telescope, oltre alla candidatura della Sardegna, si sta facendo strada anche l’ipotesi di una doppia sede con la realizzazione di due rivelatori gemelli a forma di L da realizzare a Sos Enattos e in Olanda.
A parlare di questa, che al momento è un’ipotesi, è stato il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Antonio Zoccoli, a margine della conferenza sulle grandi infrastrutture di ricerca: “Siamo in fase di discussione con altri partner europei e presso il Consiglio dei rappresentanti governativi delegati si stanno discutendo tempi e procedure”.
In generale, ha osservato ancora Zoccoli, “l’alternativa delle due strutture a L nel Sud e nel Nord Europa è considerata la più semplice perché in questo caso si definirebbero subito i siti e si potrebbe saltare la fase della selezione”. Anche dal punto di vista scientifico la soluzione della doppia sede sarebbe “più perfomante”. Il prossimo passo verso la decisione, attesa nel 2026, è atteso nella prossima riunione del Consiglio in programma a metà 2025.