Lo Spazio sta cambiando e il numero di attori che operano in orbita è in aumento. Nel frattempo, cresce anche la quantità di dati raccolti dai satelliti. Questo “tesoro” è inestimabile e supporta l’esplorazione umana e robotica dello Spazio, aiutandoci a prenderci cura del nostro Pianeta e a svelare i segreti più remoti dell’Universo. Tuttavia, una delle sfide principali delle attività spaziali odierne è il download dei dati dallo Spazio alla Terra. Ibm e Kp Labs, insieme all’Esa (Agenzia spaziale europea), prevedono il futuro della tecnologia immaginando data center spaziali. Infrastrutture che potrebbero diventare una realtà tra un decennio o due.
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Raccolta dei dati
A questo proposito l’Esa ha recentemente finanziato, il veicolo Discovery, un progetto sui centri dati spaziali. Un team dell’Agenzia e di Kp Labs e Ibm ha esplorato questa idea innovativa che immagina un nuovo futuro spaziale.
La raccolta di dati dallo Spazio è un ingrediente fondamentale delle attività spaziali, che consente agli scienziati di andare oltre i limiti della nostra conoscenza. Finora, i dati sono raccolti a bordo dei satelliti e poi trasmessi ai centri sulla Terra, dove sono effettuate tutte le elaborazioni per svelare nuove conoscenze. Tuttavia, il trasporto dei dati è impegnativo e la riduzione di questi ostacoli migliorerebbe le nostre capacità spaziali.
Nel frattempo, la potenza delle unità di elaborazione dati nelle applicazioni commerciali, come i componenti hardware e l’elaborazione delle immagini, sta aumentando. Sarebbe possibile implementare queste nuove tecnologie a bordo dei satelliti nel prossimo futuro? In caso affermativo, sarebbero utili per mitigare le sfide legate al trasporto dei dati?
Progetto visionario
In futuro, l’elaborazione di dati e l’intelligenza artificiale saranno gli ingredienti chiave dell’ecosistema spaziale satellitare, e scaricare dati grezzi sarà meno conveniente che elaborare i dati nello Spazio e inviare a Terra solo i risultati finali.
“È stato un progetto visionario”, afferma Nicolas Longépé, Esa Earth Observation Data Scientist e responsabile Esa del progetto. “Abbiamo cercato di prevedere come sarà la tecnologia tra 10 anni per rendere i centri dati spaziali realtà”.