Gli attacchi a infrastrutture spaziali stanno aumentando. A lanciare l’allarme è Josep Borrell. Per l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, intervenuto alla sedicesima Conferenza spaziale europea, a Bruxelles, è cruciale rafforzare la strategia spaziale per la sicurezza e la difesa dell’Unione europea già messa a punto lo scorso anno.
“Lo Spazio è uno strumento indispensabile. Ma è anche un fattore di rischio – ha detto Borrell -. Sono comparse nuove minacce e vediamo, per esempio, un crescente disturbo dei segnali satellitari o la manipolazione di beni in orbita”.
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Come proteggersi
Nel mirino ci sono sia il cosmo che la Terra. Ha osservato Borrell: ”Non si tratta solo di ciò che accade lassù, non solo di ciò che accade tra i 200 e i 36 mila chilometri sopra le nostre teste, ma anche di ciò che accade qui, sulla superficie della Terra”. Il nodo su come “possiamo proteggere le nostre infrastrutture terrestri, i nostri collegamenti dati e, naturalmente, la nostra industria spaziale, dove le nostre aziende e tecnologie rischiano di essere prese di mira dallo spionaggio o, nel peggiore dei casi, da acquisizioni ostili”.
Sicurezza: primo comandamento
“La parola sicurezza sta assumendo un’importanza sempre maggiore nel mio lavoro – ha aggiunto -. Suggerisco che nella prossima legislatura si inizi a inserire la sicurezza negli Affari esteri, perché sta diventando sempre più fondamentale. E parte del suo compito è quello di definire una politica di sicurezza e di difesa spaziale comune dell’Unione europea”.
Maggiore cooperazione
Ecco perché, ha continuato Borrell, “abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione globale, non solo tra gli Stati membri dell’Unione europea. Abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione globale sulla sicurezza spaziale. Siamo già impegnati in dialoghi con gli Stati Uniti, il Giappone e l’Australia e altri partner affini, tra cui la Nato. E ora stiamo lavorando – e spero che presto avremo un accordo – con la Corea del Sud. Avere un buon contatto con i Paesi che la pensano allo stesso modo è importante, ma dobbiamo anche avere canali di comunicazione aperti con i Paesi meno affini”.