Il World Economic Forum (Wef), in collaborazione con l’Esa (l’Agenzia spaziale europea), ha pubblicato una nuova serie di linee guida per ridurre i detriti in orbita.
Realizzato con il supporto di alcuni, ma non di tutti, i principali operatori satellitari, il documento “Space Industry Debris Mitigation Recommendations” del Wef (scaricalo qui), la fondazione internazionale con sede a Cologny, vicino a Ginevra (Svizzera), delinea le raccomandazioni per evitare collisioni che possano produrre detriti limitando la durata dei satelliti in orbita dopo che hanno completato le loro missioni e migliorando il coordinamento tra gli operatori satellitari.
Tra queste raccomandazioni c’è quella di stabilire un tasso dal 95% al 99% per lo “smaltimento post-missione”, cioè la rimozione dei satelliti dall’orbita dopo la fine delle loro missioni. Tale smaltimento dovrebbe essere completato non più di cinque anni dopo la fine della missione di ciascun satellite.
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Smaltimento post-missione a 25 anni
In America le attuali linee guida internazionali stabiliscono una tempistica di smaltimento post-missione fino a 25 anni, sebbene la Federal Communications Commission (Fcc) degli Stati Uniti abbia adottato una nuova regola lo scorso settembre che la ridurrà a cinque anni per i satelliti che sono autorizzati dall’agenzia. Ma lo smaltimento a 25 anni ha un tasso di conformità inferiore al 50%.
“Volevamo spingere un po’ oltre i limiti su alcuni di questi obiettivi concreti e specifici”, ha affermato Nikolai Khlystov, responsabile dell’iniziativa Future of Space del Wef, durante un panel al Summit for Space Sustainability della Secure World Foundation.
Manovrabilità dei satelliti
Altre raccomandazioni nel documento richiedono che i satelliti siano manovrabili, preferibilmente attraverso la propulsione a bordo, quando operano ad altitudini superiori a 375 chilometri. Inoltre gli operatori satellitari dovrebbero rispondere a “tutte le richieste ragionevoli e legittime” per il coordinamento del traffico spaziale da parte di altri operatori e condividere i dati orbitali.
Il documento invita i governi ad adottare le nuove linee guida per lo smaltimento post-missione e a imporre l’uso di sistemi attivi di rimozione dei detriti per gli oggetti spaziali che non possono rispettarli.
27 aziende hanno aderito
Ventisette aziende (per esempio, OneWeb, Planet e Spire) hanno già approvato il documento. Tra questi c’è GhgSat, una società canadese che ha nove piccoli satelliti in orbita per monitorare le emissioni di gas serra, perché la sostenibilità dello Spazio è un tema che farà molto discutere in futuro, ha detto Bryn Orth-Lashley, responsabile delle operazioni tecniche e della fornitura di servizi presso GhgSat, durante il panel.
Il “no” di SpaceX, Amazon e Viasat
Ma alcune grandi aziende non hanno aderito. Fra queste SpaceX, che gestisce di gran lunga la più grande costellazione di satelliti con il suo sistema Starlink, e Amazon, che sta sviluppando la sua costellazione Project Kuiper. Così come Viasat che hanno sposato l’importanza della sostenibilità spaziale.