Il loro destino è di essere controllati nello spazio da Terra, ma per verificarne la funzionalità nel corso di un test, saranno guidati dallo spazio mentre sono ancora a Terra. È quanto previsto dall’esperimento Surface Avatar che vedrà un astronauta dell’Esa comandare contemporaneamente quattro robot dalla Stazione Spaziale Internazionale (Iss).
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I robotici quattro
Tre sono i robot che si trovano presso il German Space Operations Centre (Gsoc) dell’agenzia spaziale tedesca Dlr che si trova a Oberpfaffenhofen: un lander con braccio robotizzato che può caricare scaricare campioni, un umanoide chiamato Rollin’ Justin, e un “canoide” di nome Bert. Il quarto è un altro rover con due bracci robotici e si trova all’Estec (European Space Research and Technology Centre) di Noordwijk, nei Paesi Bassi.
Tutto con uno joystick
Il primo esperimento sarà tenuto entro l’estate sotto la supervisione di Andreas Mogensen, astronauta danese dell’Esa che salirà agli stesso sulla Iss nel 2024 conducendo la parte finale della missione Surface Avatar. L’obiettivo è muovere, attraverso i movimenti ampi al massimo 7 gradi di uno joystick, i robot a distanza ottenendo sul comando stesso un ritorno originato dallo sforzo dei bracci robotici, dalla gravità e dalle resistenze trovate nel corso delle operazioni.
Azione e reazione in 800 ms
Per ottenere questo tipo di interazione, ci sarà un ritardo programmato di 800 ms dovuto alle distanze (400 km per andare e altrettanti per il ritorno) che i segnali devono percorrere servendosi dei satelliti in orbita geostazionaria. I robot saranno dotati anche di telecamera. La sala di controllo, nella quale sarà collocata la sala di controllo e convergeranno i segnali, sarà posizionata all’interno del modulo Columbus della Iss.
Punto di arrivo
Questo esperimento raggruppa e riassume altri esperimenti analoghi che l’Esa ha condotto in questi anni anche con Samantha Cristroforetti e Paolo Nespoli con Rollin’ Justin e sull’Etna. Altri sono l’Haptics-1, l’Interact Centaur condotto già nel 2015. L’obiettivo è preparare una serie di robot per condurre attività direttamente sulla Luna e su altri pianeti in remoto sfruttando stazioni orbitali, come sono previste dal progetto Artemis per il nostro satellite e Marte.
Esercitazione realistica
Per rendere l’esperimento autentico e realmente probante, Mogensen non riceverà in anticipo tutti i particolari della missione. “I dettagli dei compiti saranno tenuti segreti come parte dell’esperimento per vede come Andrea comanda i robot con il minimo della preparazione, una sfida ulteriore per gli ingegneri e l’astronauta per rendere l’esperimento quanto più possibile realistico” ha dichiarato Marco Sewtz, ricercatore in Perception and Cognition della Dlr.