Il lancio di un satellite spia da parte della Corea del Nord costituirebbe una violazione di molteplici sanzioni internazionali che vietano al Paese l’impiego di tecnologia balistica per qualunque finalità o impiego. È quanto ha dichiarato il vice portavoce del dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, aggiungendo che gli Stati Uniti assumeranno provvedimenti nel caso Pyongyang decida di procedere all’immissione in orbita del satellite. “Abbiamo messo in chiaro che sollecitiamo la Corea del Nord a evitare ulteriori attività minacciose e a impegnarsi in sforzi diplomatici seri e sostenuti”, ha detto il funzionario.
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Il disco verde di Pyongyang
L’agenzia di stampa ufficiale “Korean Central News Agency” ha riferito che il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha ispezionato il primo satellite spia del Paese e ha dato il via libera al “piano di azione futuro” per la sua immissione nell’orbita terrestre.
Il leader nordcoreano “ha ispezionato il satellite da ricognizione militare n.1, che è pronto allo stivaggio dopo aver completato il controllo generale finale e i test dell’ambiente spaziale”. Lo stesso Kim aveva personalmente annunciato il mese scorso il completamento delle operazioni di assemblaggio del satellite e l’approvazione dei piani per il lancio.
L’annuncio, diffuso il 18 aprile, era giunto a sua volta una settimana dopo il collaudo da parte di Pyongyang di un nuovo missile balistico intercontinentale (Icbm) a propellente solido. Lo sviluppo di missili Icbm e delle capacità di lancio spaziale presentano significativi elementi di comunanza sul piano tecnologico.
La risposta sudcoreana
Intanto il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, ha annunciato la scorsa settimana la nomina dell’ex ministro della Difesa Kim Kwan-jin alla guida di una nuova commissione incaricata di assicurare una “schiacciante” superiorità militare il risposta alle provocazioni della Corea del Nord.
La scelta dell’ex ministro appare però destinata ad alimentare ulteriormente le tensioni inter-coreane: Kim, generale a quattro stelle in congedo, già capo dello stato maggiore congiunto delle forze armate coreane, è noto infatti come un inflessibile “falco” anti-Pyongyang, le cui dure prese di posizione in favore di un confronto muscolare con il Nord gli sono valse in passato una richiesta di esecuzione capitale da parte della leadership nordcoreana.
Il rischio di un’escalation
L’ufficiale venne nominato ministro della Difesa dall’ex presidente Lee Myung-bak in un frangente particolarmente volatile delle relazioni inter-coreane, dopo l’affondamento della corvetta Cheonan e il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong da parte del Nord nel 2010. Sin dal principio, Kim caldeggiò una linea di contrapposizione frontale nei confronti di Pyongyang, sostenendo che Seul avrebbe dovuto rispondere al bombardamento di Yeonpyeong con attacchi aerei.
Durante i successivi quattro anni trascorsi alla guida del ministero della Difesa, il generale vantò pubblicamente che Seul avrebbe potuto “sterminare il 70 per cento delle forze nordcoreane in cinque giorni”, e sostenne più volte i meriti di un attacco militare preventivo contro il Nord.