Un viaggio lunghissimo nel Sistema solare li ha portati dall’asteroide Ryugu sulla Terra, all’interno della capsula di raccolta della sonda Hayabusa 2 dell’Agenzia spaziale Giappone Jaxa, che li ha prelevati dalla superficie del corpo celeste nel 2019.
La capsula di rientro con il materiale raccolto è stata recuperata a Woomera, in Australia, il 6 dicembre 2020: un carico prezioso trattandosi del primo campione appartenente a una classe di asteroidi molto primitivi, la cui composizione fornisce un’istantanea del materiale che ha dato origine al Sistema solare primordiale e alla Terra.
Adesso due piccoli grani ribattezzati “Kiki” e “Totoro”, lunghi meno di due millimetri per tre milligrammi di peso, parte del preziosissimo carico di 5 grammi, sono giunti dal Giappone ai laboratori dell’Inaf (l’Istituto nazionale di astrofisica) a Roma. Qui un team di ricercatori analizzerà i due minuscoli frammenti con l’ambizioso obiettivo di ricostruire la storia dell’evoluzione di Ryugu.
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La missione nipponica
La missione Hayabusa 2 dell’Agenzia spaziale giapponese Jaxa ha esplorato l’asteroide Ryugu, grande un chilometro, ottenendo immagini dettagliate della superficie.
Hayabusa 2 ha scagliato un piccolo proiettile sull’asteroide allo scopo di scavare una piccola porzione del suo strato esterno e mettere a nudo il materiale al di sotto, rimasto preservato per miliardi di anni.
Il veicolo spaziale ha poi raccolto frammenti della superficie in due siti differenti di Ryugu, uno di questi nelle vicinanze del cratere. In due camere di raccolta sono stati quindi recuperati sia frammenti superficiali che sotto-superficiali, questi ultimi protetti dal vuoto profondo dello Spazio fino al momento dell’impatto.
La quantità di materiale che è stato raccolto in totale è di circa 5 grammi. Dopo aver completato una prima ispezione, le particelle di Ryugu sono state prelevate singolarmente dai piccoli contenitori di vetro zaffiro con una pinzetta a vuoto e su questi grani è stata eseguita un’analisi al microscopio.
Grani studiati a Roma
Dal Giappone ora sono arrivati a Roma, dove Ernesto Palomba, ricercatore Inaf e co-investigator della missione nipponica Hayabusa 2, studierà insieme a un team di esperti i due piccolissimi frammenti: «Il nostro obiettivo – spiega – sarà comprendere come questo asteroide si sia evoluto durante i 4 miliardi di anni della sua vita. In particolare, andremo a studiare le trasformazioni causate dall’interazione con l’ambiente spaziale, che a differenza di quanto si potrebbe credere è lungi dall’essere completamente inerte”.
Infatti, continua Palomba, “una pioggia continua di micrometeoriti, particelle galattiche e cosmiche, nonché il flusso costante del vento solare – il cosiddetto space weathering – bombarda le superfici dei corpi planetari incessantemente per miliardi di anni, provocando anche sostanziali trasformazioni. Per capire meglio queste trasformazioni, nel nostro progetto abbiamo richiesto due grani, cosicché sarà possibile comprendere quanto lo space weathering abbia modificato la superficie dell’asteroide”.