Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sono stati chiamati a riferire alla Camera dei Deputati dal deputato del Pd, Andrea Orlando, a proposito dei fallimenti delle missioni Vega, del ruolo in conflitto di interessi di Giulio Ranzo quale ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit e infine sulla strategia di Avio stessa di fronte agli impegni con le agenzie spaziali europea (Esa) e Italiana (Asi) finanziati anche con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
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L’interrogazione dei deputati Pd
L’interrogazione, oltre all’ex Ministro del Lavoro, è firmata anche dai deputati, Michela Di Biase, Andrea Gnassi e Vinicio Peluffo, anch’essi del Pd, e fa riferimento anche ad un’inchiesta giornalistica. “Il 20 marzo 2023 – recita il testo della richiesta a riferire in Parlamento – è stata pubblicata sul sito Europe in Space un’inchiesta dedicata ad Avio (Avio under the microscope) con una riflessione su come l’azienda sta utilizzando il supporto istituzionale, analizzando le possibili cause che hanno portato al fallimento di tre lanci del vettore Vega.
Il conflitto di interessi
La tesi sostenuta – proseguono le motivazioni – è che i fallimenti siano da imputare ad una politica di riduzione dei costi, successiva alla collocazione in borsa nel 2017, che ha causato una drastica riduzione dei controlli di qualità. Vengono analizzate le attività finanziarie della società evidenziando una serie di criticità quali il riacquisto di azioni per un valore che supera largamente l’utile aziendale, sfruttando come veicolo la costituita In Orbit S.p.A., fondata dallo stesso Ceo con altri 50 manager di Avio”.
Giù i costi, giù la qualità
L’interrogazione vuole “sapere se sia vero che almeno due dei tre fallimenti dei veicoli di lancio Vega siano il risultato diretto di scarso controllo di qualità e di riduzione dei costi, se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente Ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit S.p.A., sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo di oltre il milione di euro annuo non sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi, e quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda a fronte degli importanti contributi dell’ Agenzia Spaziale Europea, dell’Agenzia Spaziale Italiana e del Pnrr”.
Fondi imponenti da gestire
Avio è infatti responsabile della realizzazione di gran parte del razzo Vega-C sul quale si fonda buona parte della strategia di trasporto dell’Esa per i prossimi anni e i suoi motori sono destinati anche all’Ariane 6. Avio si è inoltre aggiudicata lo scorso giugno due contratti nell’ambito del programma NextGenEu per 340 milioni di euro e lo scorso marzo altri due per 285 milioni per sviluppare un dimostratore e un sistema di propulsione, entrambi alimentati ad ossigeno liquido e metano. Nell’ambito del Pnrr ha anche ricevuto 55 milioni per lo sviluppo di un motore multi-scopo a basso impatto ambientale.
I risultati della commissione
Avio sta lavorando già da tempo al lanciatore Vega-E, ma il fallimento della missione VV20 di Vega-C del 20 dicembre scorso ha messo l’azienda di Colleferro (Roma) sotto la lente. Una commissione indipendente, incaricata dall’Esa e di Ariane Space, ha stabilito che il malfunzionamento del motore del secondo stadio è dovuto ad un materiale non adatto per l’ugello e reperito presso un fornitore in Ucraina. La commissione ha fornito anche tre raccomandazioni: condurre test e analisi supplementari, una verifica supplementare per il motore Zefiro 40 con il nuovo materiale e “l’attuazione di una serie di azioni volte a garantire una produzione di lanciatori duratura, affidabile e sostenibile”.
La borsa è più leggera
Segno evidente che anche la commissione nutre qualche dubbio sui processi di verifica della qualità messi in campo attualmente da Avio e li collega direttamente agli insuccessi che hanno causato una perdita del 10% delle azioni di Avio il 20 dicembre, da 10,64 euro a 9,57 euro. Era allora intervenuto il ministro Adolfo Urso affermando che “questo incidente non oscurerà l’eccellente lavoro fatto dalle imprese italiane ed europee la cui tecnologia ha ottenuto unanime riconoscimento” in attesa dei risultati della commissione d’inchiesta.
Debolezza inopportuna
Gli esiti di quest’ultima hanno però tutt’altro che tranquillizzato gli addetti ai lavori e il mercato. Da oltre un mese il titolo viaggia vicino ai 9 euro, circa il 37% al di sotto del valore medio segnato negli ultimi 5 anni. Pesa anche un bilancio 2022 non proprio lusinghiero – l’utile netto da 9,13 milioni è passato da 1,31 milioni di euro – e che mette sotto pressione il management, soprattutto alla luce di assetti societari e operazioni che appaiono poco opportuni proprio quando i risultati mancano e ci sono importanti programmi da portare avanti in ambito internazionale.