Intelligenza artificiale strumento chiave per far crescerel’aerospazio. Barbara Caputo, doventer al Politecnico di Torino e direttrice dell’Hub sull’Intelligenza Artificiale dell’ateneo (AI-H@PoliTo), spiega il valore aggiunto di questa tecnologia e il ruolo che l’Italia puà svolgere.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia che, se ben utilizzata, può rappresentare un notevole vantaggio competitivo per chi investe. Che impatti può avere per il settore dell’aerospazio?
L’intelligenza artificiale avrà un impatto enorme nel settore dell’aerospazio nei prossimi anni, soprattutto per quello che riguarda la capacità di effettuare ‘on board’ operazioni di analisi e comprensione dati. Si pensi ai satelliti: per definizione sono sistemi con risorse di calcolo ed energetiche limitate; allo stesso tempo sono sistemi dotati di numerosi sensori e preposti ad acquisire informazioni sulla terra e sullo spazio che la circonda. Oggi la capacità computazionale di questi sistemi è completamente dedicata alla correzione continua delle traiettorie (tramite l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, peraltro), e quindi i dati acquisiti via satellite devono giocoforza essere inviati a terra, dove possono essere immagazzinati ed analizzati, con tutti i limiti che tale approccio comporta – si veda ad esempio il programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, dove la quantità e la ricchezza dei dati acquisiti giornalmente è tale da rendere molto difficile la loro analisi senza l’utilizzo di importanti risorse di cloud computing. La grande sfida per l’Intelligenza Artificiale è dunque quella di riuscire a fare sempre più analisi del dato onboard, per ridurre la quantità di dati trasmessa a terra (e i costi associati a tale operazione) e allo stesso tempo permettere ai satelliti di reagire in near-real time a ciò che viene osservato. Per fare questo è però necessario spostarsi dal paradigma dominante di AI ‘muscolare’, con modelli sempre più grandi addestrati su super calcolatori sempre più grandi, ad un paradigma di ‘AI frugale’, con algoritmi in grado di apprendere ed agire in maniera intelligente utilizzando risorse computazionali e di memoria molto limitate.
L’Italia ha le carte in regola per investire sull’AI per lo Spazio? Quali i punti di forza e quali le criticità?
L’Italia ha moltissimi punti di forza per investire sull’AI in generale, e sull’AI per lo Spazio in particolare: la comunità accademica di riferimento è in espansione ed ha una forte reputazione a livello internazionale. In particolare i ragazzi formati negli atenei italiani sono molto apprezzati e richiesti all’estero. Va poi ricordato che l’Italia è un gigante manifatturiero e un leader mondiale nella space economy. Questa combinazione può essere vincente, soprattutto a fronte di sfide fondazionali e tecnologiche aperte in cui al momento la competizione è minima. Mentre i giganti del Web e una buona parte del mondo Ict sembra ipnotizzata dai risultati ottenuti dall’AI generativa con ChatGpt, è il momento favorevole per mettere a sistema le competenze nello sviluppo hardware in cui l’Italia ha una leadership indiscussa e i talenti nel campo dell’AI fondazionale ed applicata, che troppo spesso formiamo per i nostri competitori diretti. Una sfida di questa portata, così strategica per il sistema Paese, non può essere affrontata senza un sostegno chiaro, deciso e continuato nel tempo da parte delle istituzioni. La fuga dei cervelli va affrontata con decisione, affrontando il nodo dei salari che sono ormai da troppo tempo poco competitivi. Gli investimenti sull’Intelligenza Artificiale per l’aerospazio, dalla ricerca fondazionale a quella applicata fino allo sviluppo di prototipi e prodotti, devono essere consistenti, coordinati e continuativi, per far crescere e proteggere questa filiera che è, a tutti gli effetti, infrastruttura critica del Paese. Rispetto a questo, purtroppo le tempistiche da parte delle istituzioni non sono rapide come sarebbe necessario per agire e reagire in un contesto mondiale estremamente dinamico e competitivo.
Torino si appresta a diventare un hub per l’AI con un focus su automotive e aerospazio. A che punto è il progetto e come si svilupperà?
Il Centro Nazionale sull’Intelligenza Artificiale per l’aerospazio e l’automotive è purtroppo un esempio perfetto di quanto descritto sopra: il Centro è stato istituito a Luglio 2021, ma nonostante numerose rassicurazioni da parte delle istituzioni locali e Nazionali, e nonostante l’evidente importanza strategica del Centro per l’Italia, ad oggi non c’è una data certa per l’avvio delle sue attività. Io però sono fiduciosa, e credo e spero che l’attenzione nei confronti della space economy da parte del Governo, unita alle notizie di cronaca delle ultime settimane che hanno portato prepotentemente alla ribalta l’Intelligenza Artificiale, faccciano maturare la consapevolezza di come sia assolutamente necessario per il Paese e le istituzioni avere un Centro Nazionale di ricerche e studi su questo tema con verticale specifico sullo spazio, in grado di dare supporto tecnico e strategico al decisore politico e allo stesso tempo promuovere la collaborazione tra accademia e imprese in maniera agile ed efficace. Torino è pronta.