Lo Space Sustainability Rating (Ssr) è un consorzio nato nel 2016 per valutare le missioni spaziali dal punto di vista della sostenibilità e l’unica agenzia spaziale a parteciparvi è l’Esa. Lanciato dal World Economic Forum, ne fanno parte anche il Massachussets Institute of Technology (Mit), la Bryce Tech, la University of Texas e l’École polytechnique fédérale de Lausanne (Epfl) presso la quale ha sede all’interno del dipartimento eSpace.
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Ente indipendente no-profit
Dal 2023 l’Ssr è gestita come un ente indipendente, dal 2022 contribuisce allo Space Environment Report dell’Esa e dallo stesso anno ha stabilito un metodo di valutazione della sostenibilità di ciascuna missione. L’Ssr dunque raccoglie informazioni sulle missioni, non solo operativi, ma anche progettuali e di gestione e, dopo averli elaborati, fornisce un voto di sostenibilità (bronzo, argento, oro e platino).
Sei moduli di valutazione
La raccolta dei dati rilevanti per decidere il rating è articolata attraverso 6 moduli: indice della missione; rilevabilità, identificazione e tracciabilità; capacità di evitamento della collisione; condivisione dati; parametri di progetto e operativi; servizi esterni. Nella valutazione sono incluse anche dei bonus che dipendono dalle strategie che un operatore spaziale mette in pratica e che lo pongono al di sotto o al di sopra del voto.
L’indice della missione
L’indice della missione è il modulo più rilevante e quantifica quanto dannosa sia una navicella spaziale per l’ambiente circostante attraverso un modello che calcola la probabilità che essa possa avere collisioni con altri oggetti e di quale entità. Per calcolarlo si utilizzano dati come massa, sezione frontale e parametri orbitali insieme a quelli operativi come la vita prevista. Grande importanza ha anche la strategia di fine vita.
Evitamento e condivisione dati
La capacità di evitamento verifica l’esistenza e l’efficienza di sistemi e strategie specifici. L’indice di rilevabilità, identificazione e tracciabilità valuta la capacità dell’operatore di controllare in qualsiasi momento la navicella da terra. Quello di condivisione dei dati misura invece in che misura le informazioni che riguardano la sicurezza della missione sono messe a disposizione degli altri operatori.
Oltre le linee guida
L’indice relativo ai parametri di progetto valuta gli sforzi che la missione compie per allinearsi ai parametri di sostenibilità che le Nazioni Unite hanno già pubblicato da tempo. L’Ssr guarda anche ai modi nei quali tali parametri sono imposti e introdotti poiché “l’obiettivo finale non è rimpiazzare le linee guida di mitigazione dei detriti di ogni operatore o di altro tipo, a piuttosto di farle rispettare” afferma l’executive director di Ssr, Emmanuelle David.
Il sistema più completo
“L’Ssr è il sistema di verifica e valutazione più maturo per la sostenibilità spaziale all’interno del settore. Possiamo fornire valutazioni per compagnie che vogliono verificare, progettare e operare missioni più sostenibili e responsabili” continua spiegando il metodo e il processo seguito dall’Ssr che non ha solo l’ambizione di dare un voto finale, ma anche dare indicazioni durante le fasi di preparazione della missione.
Valutazione step by step
“Possiamo valutare le missioni ad ogni stadio del loro sviluppo” afferma Adrien Saada, operation officer dell’Ssr. “Che una missione si trovi al progetto preliminare o già in orbita, noi possiamo valutarla. Se vuoi costruire una navicella sostenibile – conclude il giovane ricercatore – hai allora bisogno di pensarci sin dalle prime fasi di sviluppo. Si tratta non solo del progetto ma anche di come la navicella è operata”. Il prossimo passo è inserire nel modello di valutazione anche il ciclo di vita.
C’è tempo, ma non troppo
Secondo la rivista Nature, nel corso del 2022 sono stati lanciati 180 razzi nello spazio e il rapporto sulla sostenibilità dello spazio dell’Esa afferma che in orbita bassa ci sono circa 20.000 oggetti. Per affrontare questo problema l’agenzia sta lavorando ai progetti Clean Space e Zero Debris Approach. “Penso che vi sia tempo per reagire – conclude Saada – e che le regolamentazioni potrebbero impiegarci un po’ di tempo. Ecco perché abbiamo questo modello di valutazione, così da motivare gli operatori a regolare se stessi sin da ora”.