Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è oggi in visita il Luigi Broglio Malindi Space Center nell’ambito del suo quinto viaggio nell’Africa sub-sahariana iniziato il 13 marzo e che ha l’obiettivo di rinsaldare i rapporti tra l’Italia e il Kenya, paese in ascesa economica e sociale e dove il mondo dell’imprenditoria e della ricerca italiane rappresentano una presenza consolidata da decenni.
Indice degli argomenti
Presenza dal 1966
Ad accogliere la massima carica dello Stato presso il centro spaziale italiano, intitolato al padre dell’Astronautica italiana, ci sono il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia, il suo omologo kenyota, il generale James Aruasa e il ministro della Difesa kenyano Aden Bare Duale. Come è noto, il Centro esiste dal 1966 e si trova sull’Oceano Indiano, a 32 km dalla capitale del Kenya.
Oltre 200 persone
Noto all’inizio come Progetto San Marco, ha assunto l’attuale denominazione nel 2001 alla morte dell’ingegner Broglio e si estende per 3,5 kmq. Appartiene all’Università La Sapienza che lo ha gestito nelle fasi iniziali mediante il Centro Ricerche Progetto San Marco (Crspm) fino al 2004 quando gli è subentrata l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Vi lavorano circa 200 persone delle quali 192 locali e la sua presenza è regolata da un accordo intergovernativo quindicennale e 5 protocolli tematici.
Il vantaggio dell’Equatore
L’importanza strategica del Luigi Broglio è la sua posizione: solo 2,99 gradi al di sotto dell’Equatore, aspetto fondamentale per imprimere ai vettori velocità di fuga superiori. Ciononostante, vi si sono svolti storicamente solo 23 lanci, l’ultimo dei quali l’ultimo il 25 marzo 1988, dunque saranno 35 anni tra 10 giorni. Da quel dì, quando il satellite San Marco D/L fu mandato in orbita su un vettore Scout, le piattaforme di lancio in Kenya sono rimaste inutilizzate.
I due segmenti
Il centro è composto da due segmenti: uno marino rappresentato dalla piattaforma di lancio oceanica e uno terrestre che è il centro di ricezione dati. Quest’ultimo è quello effettivamente attivo ed è composto da fabbricati per alloggi e servizi, un porticciolo e tre stazioni di terra. Le prime due sono dotate di antenne paraboliche da 10 metri e operano rispettivamente in banda S per i programmi dell’Asi e S/X/L per il controllo dei veicoli di lancio e delle prime fasi di volo dei satelliti. L’altra opera in banda X con una parabola da 6 metri per funzioni di telerilevamento. Il centro è collegato con l’Italia via satellite.
I termini dell’accordo bilaterale
L’accordo bilaterale prevede la possibilità di effettuare lanci, acquisire dati satellitari e telerilevamento e infine attività di formazione come quella specifica da fornire al personale e quella della Scuola Internazionale di formazione in discipline spaziali che rappresenta un punto di riferimento per tutta l’Africa e fa del centro spaziale Luigi Broglio un asset strategico per l’Italia e “un esempio di grande successo che intendiamo continuare congiuntamente con la comune direzione a sviluppare e fare crescere”.
Una collaborazione da intensificare
“Questa collaborazione scientifica e tecnologica è una pista di collaborazione per il futuro che intendiamo intensificare” ha aggiunto il presidente Mattarella che ha esaltato le eccellenti e durature relazioni tra i due paesi. “Consideriamo il Kenya un partner di grande importanza per l’Italia, a livello bilaterale ma anche per l’azione che svolge in questa regione così importante nell’Africa e nella comunità internazionale. Altri accordi seguiranno a quelli siglati questa mattina” (lunedì 13 marzo, ndr).
Progetti strategici in più settori
“Diverse aziende italiane operano qui in progetti anche di grande importanza in diversi settori e questo è un segno di collaborazione su punti nevralgici che intendiamo sviluppare in maniera intensa, anche sul piano della realizzazione delle dighe, con il Governo italiano che intende contribuire alla veloce realizzazione superando le difficoltà che sono in via di accantonamento” ha precisato il Capo dello Stato in occasione dell’incontro con il suo omologo kenyota, William Ruto.
Scienza, tecnologia e cultura
“Il rafforzamento di queste relazioni è stato oggetto dei nostri colloqui improntati alla piena sintonia in questa direzione – ha ricordato l’inquilino del Quirinale – e sulla linea da percorrere. Sono lieto di sottolineare il contributo che alcune iniziative italiane danno alle start-up kenyote, allo stimolo all’attività imprenditoriale che qui si realizza. La collaborazione scientifica e tecnologica è di grande eccellenza. Intendiamo intensificare anche la collaborazione culturale tra i nostri Paesi, tra le nostre università, tra i nostri giovani”.