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Satelliti, ghiacciai sotto controllo dallo Spazio

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L’Agenzia Spaziale Italiana vanta un’esperienza decennale nell’osservazione dei mutamenti climatici. Maria Libera Battagliere, responsabile dell’ufficio progetti pilota: “Grazie a Cosmo Sky Med mappatura completa che permette strategie di intervento”

Pubblicato il 06 Mar 2023

ghiacciai
Monitorare i ghiacciai alpini dallo spazio

Monitorare i ghiacciai alpini dallo spazio

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Il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo i ghiacciai alpini, come ha dimostrato il 2022, anno caratterizzato da un inverno particolarmente secco e un’estate con temperature elevate e ondate di calore: “I ghiacciai ci raccontano le conseguenze del cambiamento climatico – spiega Fabrizio De Blasi, ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr – Un ghiacciaio è come un libro formato da diversi strati: ciascuno di essi rappresenta una specifica nevicata in un determinato momento storico, intrappolando così le informazioni climatiche che si sono manifestate durante la nevicata.

Le osservazioni satellitari per il monitoraggio dei ghiacciai

Per capire meglio come sta cambiando il clima il supporto delle osservazioni satellitari sui ghiacciai è molto importante: “Tramite i satelliti possiamo creare delle mappe a falsi colori, mettendo così in evidenza le zone che sono coperte dalla neve stagionale, da quella che si trasformando in ghiaccio e il ghiaccio vero e proprio”, prosegue de Blasi, che sottolinea l’importanza di effettuare i monitoraggi basandosi su numerosi satelliti e su dati ottenuti attraverso differenti tecniche di osservazione.

Integrare i dati da fonti differenti

“Fino a qualche anno fa – spiega De Blasi – utilizzavamo i satelliti LandSat. Negli ultimi anni ci siamo affidati molto anche ai dati offerti dai satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus. Per quanto riguarda l’Italia, ci stiamo avvicinando con molto interesse alle costellazioni CosmoSkyMed e stiamo seguendo l’evoluzione di questa nuova costellazione di costellazioni, Iride. Riuscire a integrare informazioni ottiche, radar e multispettrali ci permette, infatti, di indagare nel dettaglio e con risoluzione sempre più elevata i ghiacciai”.

Il ruolo di Asi nell’osservazione dei ghiacciai

Asi vanta un’esperienza quasi decennale nel monitoraggio dallo spazio dei ghiacciai, iniziata con la collaborazione al progetto Polar Space Task Group dell’Organizzazione meteorologica mondiale, e si basa per questa attività soprattutto sulla costellazione Cosmo Skymed e sui suoi satelliti dotati di radar ad apertura sintetica.

“Nel contesto dell’open call Cosmo Skymed, – spiega Maria Libera Battagliere, responsabile dell’ufficio Progetti Pilota, dell’Unità Downstream e Servizi Applicativi di Asi  – abbiamo avviato nel 2020 un progetto coordinato da Unibo e in collaborazione con la provincia autonoma di Bolzano sulla caratterizzazione dei ghiacciai rocciosi alpini dell’Alto Adige, effettuata mediante analisi interferometriche condotte integrando il dato in banda X di Cosmo Skymed con i dati in banda C dei satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus. Il contributo della missione Asi Cosmo Skymed ha permesso di individuare un numero maggiore di ghiacciai alpini attivi rispetto a quanto avrebbero fatto da soli i satelliti Sentinel. Una mappatura completa che permette strategie di intervento e ulteriore monitoraggio”.

Il sensore multispettrale Prisma

Il sensore multispettrale di Prisma permette di monitorare e vedere caratteristiche dei ghiacciai che non possono essere viste né dai sensori di tipo Sar né con quelli multispettrali a banda larga – conclude Giorgio Antonio Licciardi, dell’Unità Downstream e Servizi Applicativi di Asi – È possibile riscontrare la presenza di materiali inquinanti come possono essere micro alghe, o depositi polverosi. Nell’ambito del programma Prisma Scienza, il progetto Eurac portato avanti dall’istituto di Bolzano per il monitoraggio alpino si è occupato di indagare i ghiacciai alpini distinguendo i tre stati dell’acqua, solido, liquido e gassoso attraverso il sensore iperspettrale, oltre a individuare i materiali inquinanti. Tra gli obiettivi del progetto vi era anche quello di quantificare il contributo dei contaminanti allo scioglimento dei ghiacciai”.

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