Pechino alza la voce sul caso del pallone-spia. La Cina ha presentato una protesta formale al Dipartimento di Stato Usa contro l’abbattimento del “dirigibile civile senza pilota” da parte dei militari americani, dopo che era entrato “involontariamente” nello spazio aereo americano. È quanto fa sapere una nota dell’ambasciata cinese a Washington.
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Pechino: un incidente isolato
Nella protesta a funzionari del Dipartimento di Stato e del Consiglio di Sicurezza nazionale, l’incaricato d’affari cinese, Xu Xueyuan, ha sottolineato che l’ingresso del dirigibile nello spazio aereo Usa è stata “inaspettata” ed è un “incidente isolato causato da forza maggiore”, e Pechino ha chiesto più volte agli Usa di trattare la questione in modo “calmo, professionale e moderato”.
La Cina ha espresso “forte protesta” per l’abbattimento e sollecita gli Stati Uniti a non intraprendere “azioni che possano esacerbare e complicare la situazione”. La Cina, conclude la nota pubblicata dall’Ambasciata cinese negli Usa e diffusa dai media cinesi, “si riserva il diritto di far ulteriori risposte, se necessario”.
Una più vasta operazione di spionaggio
Intanto, fonti anonime dell’intelligence statunitense, citate dal quotidiano “Washington Post”, affermano che il pallone sonda cinese abbattuto dalla forza aerea degli Stati Uniti al largo del South Carolina, dopo aver sorvolato per più di una settimana lo spazio aereo Usa, sarebbe parte di una più vasta operazione di spionaggio di Pechino.
Secondo le fonti, il presunto pallone spia che ha sorvolato gli Stati Uniti si inserisce in un più ampio programma di sorveglianza, che verrebbe coordinata da un sito nella provincia cinese dell’Hainan.
Palloni-spia nei 5 continenti
Gli Stati Uniti non sono a conoscenza delle dimensioni precise della flotta di palloni spia cinesi, ma ritengono che negli ultimi anni la Cina abbia effettuato almeno due dozzine di missioni sui cieli di almeno cinque continenti.
Sei voli avrebbero interessato anche lo spazio aereo Usa: una circostanza che resta nodo di polemica negli Stati Uniti, dove gli ex vertici dell’intelligence e della sicurezza nazionale negano tale ricostruzione. Le fonti d’intelligence menzionate dal quotidiano precisano che non tutti i palloni sonda avvistati in diverse aree del globo sono identici, ma appaiono piuttosto “variazioni” dello stesso progetto.
Negati i precedenti tra 2016 e 2020
Gli ex vertici dell’intelligence degli Stati Uniti si sono però scagliati contro il dipartimento della Difesa Usa, negando che palloni spia cinesi simili a quello abbattuto lo scorso sabato al largo del South Carolina abbiano già impunemente sorvolato lo spazio aereo Usa durante la presidenza di Donald Trump, tra il 2016 e il 2020.
“Ora (al Pentagono) si sono inventati che un pallone sia già stato inviato dalla Cina durante l’amministrazione Trump, così da giustificare la lentezza degli sciocchi (dell’amministrazione) Biden”, ha dichiarato l’ex direttore della Cia ed ex segretario di Stato Mike Pompeo.
“Ho letto le storie secondo cui (il sorvolo degli Usa da parte di sonde spia cinesi) si sarebbe verificato sotto il nostro sguardo. Posso commentare per esperienza diretta. Non ne sono mai stato informato, e sono piuttosto sicuro che al direttore della Cia sarebbe stato riferito di un pallone delle dimensioni di tre autobus che si fa lentamente strada nel cuore del nostro territorio per giorni”, ha aggiunto Pompeo.
Biden: pronti a proteggere il Paese
Durante il discorso sullo Stato dell’Unione tenuto al Congresso, il presidente Joe Biden ha fatto riferimento all’incidente del pallone sonda cinese, affermando che se la Cina minaccerà la sovranità statunitense, le autorità di Washington prenderanno tutti i provvedimenti necessari per proteggere il proprio Paese.
Braccio di ferro sui resti del pallone-spia
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha invece dichiarato nel corso di una conferenza stampa che i resti del pallone aerostatico abbattuto nel fine settimana dalla Cina “non appartengono agli Stati Uniti” e vanno dunque riconsegnati a Pechino. “Il governo cinese continuerà con risolutezza a difendere i propri legittimi diritti e interessi”, ha affermato Mao in risposta alle dichiarazioni del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, secondo cui Washington non ha alcuna intenzione di restituire a Pechino i resti del presunto “pallone-spia”.