Il tentativo di lanciare il primo razzo nello Spazio dal suolo britannico è fallito. C’è stata un’“anomalia” che ha impedito la sua messa in orbita, ha twittato Virgin Orbit, la società del miliardario Richard Branson che ha organizzato questa storica missione che doveva catapultare il Regno Unito nel “club esclusivo” dei Paesi in grado di inviare veicoli spaziali nel cosmo.
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Fallita la missione “Start me up”
Il jumbo jet Boeing 747 convertito e ribattezzato “Cosmic Girl” della Virgin Orbit che trasportava il razzo di 21 metri “LauncherOne” è decollato alle 22.02 di lunedì 9 gennaio ora locale (le 23.02 in Italia) dallo Spaceport Cornwall – un consorzio che comprende Virgin Orbit e l’Agenzia spaziale britannica – all’aeroporto della città costiera di Newquay, nel sud-ovest dell’Inghilterra.
Centinaia di persone hanno assistito alla partenza della missione, chiamata “Start me up” (in riferimento alla hit dei Rolling Stones) e messa a punto dalla Virgin Orbit del miliardario britannico Richard Branson, azienda specializzata in lanci spaziali per piccoli satelliti. E, infatti, lo scopo di questa missione era spedire in orbita nove nuovi satelliti.
Il razzo si è separato dall’aereo e i suoi motori si sono accesi a un’altezza di 35.000 piedi sopra l’Oceano Atlantico, a sud dell’Irlanda intorno alle 00:15 ora italiana. Ma l’“anomalia” di natura imprecisata, ha spiegato la società, gli ha impedito di raggiungere l’orbita desiderata.
Primo lancio fuori dagli Usa
Questo lancio arrivava dopo quattro decolli consecutivi riusciti del razzo LauncherOne, tutti dal Mojave Air and Space Port in California, tra gennaio 2021 e luglio 2022. Mentre il primo lancio di un LauncherOne, nel maggio 2020, non era riuscito a raggiungere l’orbita, quando il motore del primo stadio del razzo si era spento poco dopo l’accensione.
Duro colpo per il Regno Unito
Centinaia di persone hanno assistito all’inizio della missione inglese, chiamata “Start me up” in riferimento alla hit dei Rolling Stones, e fornita dalla società Virgin Orbit del miliardario britannico Richard Branson, specializzata in lanci spaziali per piccoli satelliti. In caso di successo, il Regno Unito sarebbe diventato il nono Paese al mondo in grado di mettere in orbita i satelliti.
Il fallimento della missione, dunque, è un duro colpo non solo per il Regno Unito, che sperava di rivendicare la corona come principale fornitore europeo di servizi di lancio, ma anche per Virgin Orbit, che mirava a dimostrare di poter far volare i satelliti da qualsiasi parte del mondo.
A picco il titolo Virgin Orbit
La Cnbc scrive che il titolo della Virgin Orbit è sceso nelle negoziazioni fuori orario, dopo che la società ha confermato che il suo primo lancio dal Regno Unito non è riuscito a raggiungere l’orbita. Le azioni di Virgin Orbit sono calate fino al 30% rispetto alla precedente chiusura di 1,93 dollari per azione.
Meno costi, più opportunità
Attraverso la Cornovaglia, il Regno Unito entra nella promettente industria spaziale, ha affermato alla vigilia del decollo della missione di Virgin Orbit, Harry Boneham, analista aerospaziale di GlobalData. Ha aggiunto che ci sono ampi margini di crescita in questo fiorente settore sia i giganti come Space X e Boeing che per realtà più piccole. Tanto perché la tecnologia migliora i continuazione, quanto perché i costi si riducono, come conferma anche lo studio di GlobalData, “Space Systems in Aerospace and Defence – Thematic Research”.
I lanci in orizzontale
Boneham ha inoltre spiegato che lo Spaceport Cornwall del Regno Unito sta tentando di sfruttare un filone separato della tecnologia di lancio spaziale. Piuttosto che lanciarsi verticalmente, utilizzando i booster, dallo spazioporto della Cornovaglia saranno lanciati orizzontalmente, trasportati nell’alta atmosfera utilizzando aerei convenzionali prima che il razzo si stacchi e si diriga con il suo carico in orbita.