Italia e Svezia amiche per lo Spazio. Una collaborazione oramai divenuta strategica e che è stata ribadita in occasione degli eventi legati alla Giornata Nazionale dello Spazio con l’incontro bilaterale tenutosi presso l’Ambasciata d’Italia a Stoccolma. Oggetto dell’incontro proprio la cooperazione italo-svedese nel campo aerospaziale.
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Ambasciatori politici e scientifici
A fare da padrone di casa l’ambasciatore Vinicio Mati in compagnia di Augusto Marcelli, nominato addetto scientifico dell’Ambasciata lo scorso I settembre dopo una carriera accademica e di ricercatore presso l’Università La Sapienza e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, caratterizzata dalla pubblicazione di oltre 600 articoli scientifici e anche da altri ruoli di ambasciatore scientifico per protocolli di collaborazione scientifica con Cina, Argentina e India per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il valore del settore aerospaziale
L’ambasciatore Mati ha introdotto i lavori, ricordando il valore strategico di questo settore non solo per gli aspetti scientifici e per la ricerca, ma anche sul piano economico per migliorare la qualità della nostra vita e di quella delle future generazioni. “La cooperazione con la Svezia in questo settore va avanti da oltre dieci anni e riserva grandi possibilità di sviluppo” ha affermato il diplomatico di fronte ad un panel di esperti italiani e svedesi aperto al pubblico.
I vantaggi della base di Esrange
A coordinarlo c’era Marcelli il quale ha parlato dello spazioporto di Esrange, nell’estremo nord della Svezia, vicino alla città di Kiruna, che è l’unica piattaforma continentale europea di lancio per iniziative spaziali. Per Marcelli questa collaborazione rappresenta “un’importante opportunità per la ricerca spaziale italiana e per l’industria dei satelliti, soprattutto nei prossimi anni. La base svedese si sta infatti preparando per lanciare satelliti in orbita alta”.
La missione Mini-Irene
Esrange è stato recentemente il teatro di “un importante risultato della ricerca spaziale italiana insieme alla Svezia: la capsula Mini-Irene disegnata e costruita in Italia è stata lanciata dalla base svedese di Esrange e recuperata con il contributo delle competenze svedesi e delle straordinarie capacità di intervento sul terreno”. Il test si è tenuto lo scorso 23 novembre con un vettore dotato di propulsione bi-stadio VSB-30. Il primo stadio ha passato il testimone al secondo a 83 km di altitudine mentre la quota massima è stata di 250 km.
Da Mini Irene ad Irene
Mini Irene è stato costruito dal Cira con il consorzio Ali Scarl e l’Università Federico II di Napoli, ed è il dimostratore di volo della missione Irene, il programma che fa parte della roadmap dell’Asi per abilitare il rientro dall’orbita bassa e realizzare una capsula di rientro dispiegabile e non riutilizzabile per riportare a terra payload dalla Stazione Spaziale Internazionale e per effettuare missioni scientifiche e di Osservazione della Terra in orbita bassa.
La messa a punto dell’orbita bassa
Grazie a Mini Irene è stato dunque possibile definire la massa, la geometria, le dimensioni e il coefficiente balistico che saranno necessari alla capsula definitiva oltre alla qualifica del sistema di protezione termica, della separazione dal lanciatore e all’acquisizione dei dati durante la fase di volo e il rientro in sicurezza sulla Terra.