Il mercato dei satelliti in orbita bassa andrà oltre il raddoppio in 4 anni passando dai 4,13 miliardi di dollari del 2022 ai 9 miliardi del 2026 con un tasso medio annua di crescita pari al 21,5%. Lo afferma Low Earth Orbit (LEO) Satellites Global Market Report 2022, studio realizzato dalla ResearchandMarkets dando uno spaccato del settore, di chi vi opera e delle dinamiche che ne governano la crescita.
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Italia non citata
Lo studio, che conta 175 pagine, dà anche un’analisi dettagliata di un segmento che, al di là dei numeri, è in evidente crescita e manifesta un andamento alquanto frizzante senza però interessare particolarmente l’Italia tant’è che il nostro paese, al contrario di altri europei come la Francia e la Germania sono citati accanto a Regno Unito, Australia, Brasile, India, Indonesia, Giappone e Corea del Sud accanto ovviamente a Russia, Cina e Usa.
Il ruolo trainante degli Usa
Sono qui che si trovano gli attori principali di questo business che deve la sua crescita impetuosa principalmente allo sviluppo delle grandi costellazioni per Internet a banda larga come Starlink di SpaceX. Le altre aziende citate sono Northrop Grumman, Kepler Communications, Boeing, Lockheed Martin, Thales Alenia Space – dimenticando evidentemente che il 33% è di Leonardo –, Airbus Defence and Space, Ssl, Globalstar and Bae System.
Telecomunicazioni, ma non solo
Il settore alla fine del 2022 passerà da 3,5 del 2021 a 4,13 miliardi con un aumento del 18,2%, ma le previsioni sono che aumenti ulteriormente vista la crescente competitività tra le varie reti avversarie di Starlink come OneWeb ed altre ancora. Ma l’adozione dei satelliti a bassa orbita non riguarda solo le telecomunicazioni. Difesa, IoT, Osservazione della Terra e altri ancora stanno stimolando lo sviluppo di satelliti definiti da software sempre più compatti e avanzati.
Privati e governi volano sempre più bassi
Dunque la spinta viene sia dal settore privato sia da quello governativo coinvolgendo ambiti di ricerca come l’Intelligenza Artificiale e la sensoristica. Il loro vantaggio principale è, grazie alla loro vicinanza – tra 1.000 e 160 km di altitudine – alla superficie terrestre, di poter adempiere a diverse funzioni di sorveglianza e osservazione offrendo in oltre, per quelli da telecomunicazione, una velocità di risposta superiore.
I vari tipi di satelliti Leo
Lo studio distingue i satelliti a bassa orbita per classi di dimensioni e massa: femto, pico, nano, micro, e mini. I femto hanno un peso inferiore a 100 grammi e solitamente hanno un costo molto basso. I picosatelliti vanno da 100 grammi ad un kg e solitamente usano sistemi di comunicazione, sensori ottici e di identificazione automatica. I nanosatelliti hanno massa tra 1 e 10 kg e sono anch’essi impiegati per comunicazioni, ma anche per missioni interplanetarie e per rilevamenti in remoto.
Scopi molteplici
I satelliti tra 10 e 100 kg sono i micro e sono utilizzati per raccogliere dati scientifici, per l’esplorazione della Spazio e come ponti radio. I mini satelliti solitamente non superano i 500 kg e possono portare a bordo payload, strumenti per telecomunicazione, calcolo, generazione di energia e sono dotati anche di sistemi di controllo e propulsione alquanto sofisticati. Il loro utilizzo è molteplice: dall’esplorazione all’osservazione, dalla sorveglianza alla ricerca.
Le risorse viste dall’alto
I satelliti a bassa orbita servono molti settori fornendo servizi preziosi per governi e aziende come quelle agricole permettendo di misurare e monitorare fattori ambientali chiave e il cui studio è sempre più importante per governare le risorse naturali, e la loro integrità e gestione. Per questo, sempre più aziende ed enti avranno bisogno di satelliti a orbita bassa e sempre di più saranno le aziende del settore che li metteranno a catalogo.
Le dinamiche dell’industria
Tale fattore determinerà una forte spinta in molti ambiti della space economy (lanci compresi) facendo nascere e crescere molte nuove aziende, ma anche dinamiche di consolidamento che porteranno a shake-off e fusioni necessari a rendere il settore sempre più efficiente, come è già visibile attraverso alcune operazioni destinate a creare veri e propri giganti satellitari, in grado di mettere sul piatto non solo satelliti a bassa orbita, ma sistemi multiorbita.