AST Space Mobile è a caccia di tempo e denaro che le permetta di accelerare i programmi e non perdere le frequenze necessarie alla rete satellitare che sta sviluppando e che sarà capace di connettersi direttamente con i cellulari. L’azienda di Midland, in Texas infatti rischia di andare oltre i termini previsti dalla International Communication Union (Itu) per godere della priorità acquisite per le frequenze in bande Q e V necessarie a connettere da satellite i cellulari 5G ogni volta che non possono collegarsi ad un ponte terrestre.
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Il denaro non manca, o quasi
La scadenza è oggi 22 novembre e la Ast ha già chiesto una proroga al prossimo marzo, non tanto perché sia a corto di denaro – nell’ultimo esercizio ha dichiarato quasi 200 milioni di liquidità in cassa – e abbia sperperato i 417 milioni di dollari raccolta con l’offerta pubblica iniziale nell’aprile del 2021. Il suo problema sono i ritardi accumulati che hanno portato a protrarre il lancio del satellite prototipo BlueWalker-3.
Da Roscosmos a SpaceX
In principio, Ast Space Mobile aveva un accordo con la Roscosmos, attraverso il broker GK Launch Services, per utilizzare un vettore Soyuz, ma diversi problemi (prima della guerra con l’Ucraina) hanno portato ad abbandonare il primo contratto e ad affidarsi a SpaceX che ha poi lanciato il BlueWalker-3 da Cape Canaveral il 10 settembre del 2021. Da allora è iniziata una lunga attività di preparazione per portare il satellite alla piena operatività.
Un’antenna da 69 mq
La sua particolarità è avere un’enorme antenna dalla superficie di 69 mq, la più grande presente in orbita, formata da due strati: quello superiore è in pratica un pannello fotovoltaico che assorbe l’energia solare mentre quello inferiore è formato da una miriade di piccole antenne, capaci di captare il segnale emesso dai cellulari terrestri anche a distanza di centinaia di chilometri distribuendolo in pacchetti di dati a stazioni terrestri.
Collaborazioni illustri
Per questa avventura la Ast Space Mobile ha dovuto fare richiesta sia presso l’agenzia dell’Onu, la già citata Itu, sia presso le singole agenzie nazionali alle quali fanno riferimento tutti gli operatori con la quale l’azienda di Midland ha stabilito un rapporto di collaborazione, tra questi vi sono anche Vodafone, Orange e Globe Telecom con il supporto tecnico della Nokia per l’infrastruttura di Terra.
Non aspettano altro
Dunque un progetto credibile e dal futuro sicuramente interessante vista l’attenzione che sta catturando da parte di firme illustri delle telecomunicazioni, del software e della space economy tra cui Apple con Globalstar, SpaceX con T-Mobile, Qualcomm con Ericsson e Thales e ancora Lynk Global, Iridium, Ses, Echostar e Huawei con la previsione che per la prossima primavera anche gli smartphone con sistema Android saranno “satellizzabili”.
Una prelazione che rischia di bruciarsi
Del resto, rendere satellitare un telefono cellulare è un sogno quantomai suggestivo per chiunque possegga un dispositivo mobile e che si avvia a diventare realtà. Ast Mobile si è mossa in anticipo e si è guadagnata licenze sperimentali, ma rischia di perdere il diritto di prelazione nei confronti delle frequenze e di lasciare spazio a concorrenti che hanno tutta la forza di sviluppare e fare decollare commercialmente tale servizio.
La costellazione BlueBird
Quel che è sicuro è che Ast sostiene di avere bisogno di più tempo e, qualora ve ne fosse, di altro denaro per implementare più rapidamente antenne supplementari per le bande Q e V. Altro problema è far partire la produzione dei 110 satelliti BlueBird chiamati a formare la costellazione da completare entro la fine del 2024. Nei piani originari, i primi 20 sarebbero dovuti essere lanciati all’inizio del 2023 e prodotti ad un ritmo di sei unità al mese.
Primo segnale a inizio 2023
Tali piani appaiono quantomeno compromessi e il chief strategy officer di Ast SpaceMobile, Scott Wisniewski, ha affermato che la gestione satellitare del primo segnale cellulare a 800 Hz avverrà il primo quarto del 2023 e che il 4 novembre scorso è stata chiesta una proroga all’Itu. Ora è tutto da vedere se sarà accordata e se un eventuale afflusso di denaro possa davvero risultare decisivo per il progetto dell’azienda americana.