Stavolta il lancio è riuscito. Dopo vari rinvii, è finalmente partita la missione Artemis 1 della Nasa diretta verso la Luna senza equipaggio, ma con tre manichini a bordo. Il decollo del razzo vettore Sls, il più potente mai costruito, è avvenuto dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, in Florida. Questo viaggio servirà anche come test per la navicella spaziale Orion e per le sue successive missioni.
Dopo i due tentativi falliti in precedenza (per problemi tecnici e maltempo), anche stavolta non sono mancati gli imprevisti, con il lancio che è slittato di quasi un’ora. Il conto alla rovescia si è comunque concluso positivamente a Cape Canaveral e da mercoledì 16 novembre gli Stati Uniti sono un passo più vicini a riportare gli astronauti sulla superficie lunare per la prima volta dalla fine del programma Apollo, 50 anni fa. L’Agenzia spaziale americana prevede infatti di inviare quattro astronauti intorno alla Luna con il prossimo volo, nel 2024, e di farvi atterrare gli astronauti nel 2025.
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Meloni: “L’Italia si conferma ancora una volta all’avanguardia”
“Abbiamo assistito con emozione al lancio di Artemis 1, la missione senza equipaggio diretta all’orbita lunare che apre nuove vie all’esplorazione spaziale”, commenta la premier Giorgia Meloni. “Come presidente del Consiglio, sono orgogliosa del contributo fornito all’impresa dall’ingegno italiano che, grazie all’Agenzia spaziale italiana e all’industria nazionale, ha fornito e realizzato parte importante delle tecnologie del modulo di servizio che garantisce il supporto alla missione”, aggiunge il capo del Governo. Per la Meloni, “l’Italia si conferma ancora una volta nazione all’avanguardia nei settori tecnologicamente più sviluppati, con un ruolo di prima linea nel settore dei viaggi spaziali. La missione rappresenta anche un segnale di speranza nelle capacità delle nazioni di cooperare per raggiungere e superare insieme nuove frontiere”.
Urso: orgoglioso che su Artemis 1 ci sia la nostra tecnologia
In attesa delle missioni future, intanto c’è l’applauso per il lancio di Artemis 1, una soddisfazione espressa anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Orgoglioso che ci sia anche industria e tecnologia italiane a bordo dello Space launch system. Oltre al contributo industriale fondamentale al Modulo di servizio europeo per la capsula Orion, l’unico nanosatellite europeo a bordo è di una piccola azienda di Torino. La filiera dello spazio italiana, composta da grandi e piccole aziende, si conferma un’eccellenza mondiale, grazie anche al ruolo di coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana”.
Bernini: la ricerca aerospaziale italiana è una punta di diamante
“Con il lancio della missione Artemis 1 – afferma la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini – avviamo una nuova suggestiva fase dell’esplorazione spaziale. È per noi motivo di grande orgoglio evidenziare che questa missione parla anche italiano: dalla fase di ricerca a quella di realizzazione della componentistica ci sono le competenze e i talenti italiani. Siamo ancora una volta protagonisti del progresso e del futuro”. Inoltre la ministra Bernini osserva che “l’eccellenza della filiera aerospaziale italiana ha nel nostro sistema universitario e di ricerca delle autentiche punte di diamante sulle quali dobbiamo continuare a investire, cercando soprattutto di avvicinare le nuove generazioni allo studio di materie tecnico-scientifiche che rappresentano opportunità straordinarie di crescita e occupazione. Non esistono limiti né confini invalicabili. Anche questo è il messaggio di Artemis 1″.
I test della navicella Orion
Con Artemis 1 la Nasa lancerà la navicella Orion con i tre manichini a bordo in un’ampia orbita intorno alla Luna. La capsula rimarrà nello Spazio per circa 26 giorni, durante i quali saranno effettuati i primi test intorno al nostro satellite naturale. Poi dovrebbe poi tornare sulla Terra con un ammaraggio nel Pacifico previsto a dicembre.
Parmitano sta lavorando per andare sulla Luna
“Questo è il primo passaggio di una lunga serie, per riportare l’umanità sulla Luna – dice Luca Parmitano, astronauta italiano dell’Esa -. Non so se io andrò sulla Luna ma sto lavorando e ognuno sta dando il proprio contributo e questo è già per me un grandissimo privilegio”.
Giornata storica per la Nasa
“Vi siete guadagnati un posto nella Storia”: così il direttore di lancio della Nasa, Charlie Blackwell-Thompson, si è rivolta agli scienziati del suo team al centro di controllo di Cape Canaveral, subito dopo il lancio riuscito della missione Artemis 1, primo storico passo del nuovo viaggio dell’Uomo verso la Luna. “Fate parte di una prima volta, e non accade spesso, forse una volta nella vita. Siete stati tutti impegnati in qualcosa di incredibile, il primo passo del ritorno del nostro Paese verso la Luna e Marte. Quello che avete fatto ispirera’ le generazioni avvenire”.
La missione parla italiano
Questa missione della Nasa parla anche italiano: a bordo c’è anche il mini-satellite ArgoMoon realizzato dall’azienda Argotech di Torino in collaborazione con l’Asi (Agenzia spaziale italiana). Il cubesat, che misura 24x36x12 centimetri, sarà lanciato dopo 3 ore e 55 minuti dal decollo e resterà in attività per circa sei mesi, raccogliendo immagini e dati preziosi sulla superficie lunare.
Il ruolo chiave dell’Esa
Oltre a un importante lavoro di cooperazione tra Nasa, Asi e l’industria italiana, il nuovo programma lunare Artemis della Nasa vede un ruolo chiave dell’Esa con un coinvolgimento dell’industria europea e degli rispettivi scienziati del Vecchio continente. “Questa prima missione Artemis metterà alla prova la navicella spaziale Orion e il suo modulo di servizio europeo durante un viaggio oltre la Luna e ritorno”, ha più volte sottolineato l’Agenzia spaziale europea”. La navicella, ha spiegato l’Esa, “entrerà nell’orbita lunare utilizzando la gravità della Luna per guadagnare velocità e spingersi a quasi mezzo milione di chilometri dalla Terra, più lontano di quanto qualsiasi veicolo spaziale umano abbia mai viaggiato”.
Il Modulo di servizio europeo
Sono numerose le tecnologie chiave per Orion, la navicella spaziale che porterà gli astronauti in orbita lunare nell’ambito della missione Artemis, a essere fornite da Thales Alenia Space – joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%) -, contribuendo con un ruolo centrale al Modulo di servizio europeo (Esm), sviluppato per l’Agenzia spaziale europea (Esa). Thales Alenia Space procura infatti i sottosistemi, parte essenziale dei moduli, che garantiscono le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione.
In campo anche Thales Alenia Space
Thales Alenia Space sta sviluppando i sottosistemi critici per tutti e 6 i moduli, fornendo ad Airbus defence and space, primo contraente del Esm di Orion, la struttura, il controllo termico e le principali capacità di supporto vitale. La tecnologia all’avanguardia utilizzata per la struttura primaria consente all’Esm di essere abbastanza leggero da volare più lontano e più a lungo, pur essendo abbastanza forte da mantenere la sua forma e performare la missione.
I pannelli solari di Leonardo
Circa diciotto minuti dopo il lancio, come da programma, i pannelli solari del veicolo Orion hanno iniziato a dispiegarsi, per raggiungere pochi minuti dopo una configurazione a “X”. A realizzare questi pannelli fotovoltaici (Pva) ad altissima efficienza che compongono le quattro ”ali” del modulo di servizio è stata l’azienda italiana Leonardo. Queste unità assorbono l’energia generata dal Sole, la regolano in modo da ottenere un’erogazione uniforme e la distribuiscono dove è necessaria. Ogni ”ala” è lunga sette metri ed è composta da tre pannelli che alimentano i computer e l’elettronica di bordo, ma anche gli esperimenti. La potenza totale erogata dai pannelli di Orion è di oltre 11Kw, il che significa che ogni ala potrebbe alimentare un’abitazione italiana. I pannelli made in italy di Leonardo sono stati progettati per essere lanciati in una configurazione “ripiegata”, per mantenere il sistema al sicuro durante questa operazione.
Leonardo ha inoltre realizzato le unità di controllo e distribuzione della potenza, sistemi che contribuiranno ad alimentare Orion durante il viaggio verso la Luna, fornendo l’energia necessaria per varie funzioni della capsula.
Colonizzare la Luna con vista su Marte
La missione Artemis-1 farà dunque da apripista alle future missioni del programma Artemis che punta a riportare l’uomo e, per la prima volta, una donna sul suolo lunare.
Con le missioni Artemis, la Nasa farà atterrare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna, utilizzando tecnologie innovative per esplorare porzioni estese dell’unico satellite naturale della Terra. Scopo finale del programma Artemis sarà inoltre quello di installare una base operativa funzionante sulla Luna, che potrà supportare missioni di lunga durata e allo stesso tempo costituirà il terreno di prova per le tecnologie da utilizzare su Marte.