La Competition and Markets Authority (Cma) del Regno Unito ha ufficialmente avviato ieri 10 agosto l’esame dell’acquisizione di Inmarsat da parte di Viasat che, se dovesse avere esito positivo, dovrebbe chiudersi il 5 ottobre prossimo, in tempo per chiudere la transazione entro la seconda metà del 2022.
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La Fase 1 potrebbe non bastare
Le premesse tuttavia fanno prevedere perlomeno un supplemento di indagine definita Fase 2. Il documento che il 25 luglio scorso ha annunciato l’inizio dell’istruttoria infatti recita: “La Competition and Markets Authority sta valutando il caso che questa transazione, qualora diventasse effettiva, darà luogo alla creazione di una situazione di fusione come previsto dall’Enterprise Act 2002 e, se così è, se la creazione di tale situazione possa far prevedere una sostanziale diminuzione della competizione all’interno di qualsiasi mercato o di mercati per beni e servizi all’interno del Regno Unito”. Le parti hanno fino al 15 agosto per far pervenire alla Cma un documento che contenga le loro osservazioni alla tesi che, almeno in fase preventiva, fa pensare ad una concentrazione che va a svantaggio del mercato.
I dubbi dell’Ue e il contrasto di SpaceX
Anche l’Unione Europea inoltre ha sollevato dei dubbi sollecitando direttamente la Commissione ad un esame della transazione in relazione al fatto che Viasat e Inmarsat agiscono anche sul mercato comune. Viasat inoltre ha recentemente ricevuto incarico dall’Agenzia Europea dello Spazio (Esa) per lo studio di una rete satellitare multi-orbita che, almeno formalmente, non riguarda il progetto della rete sovrana alla quale Bruxelles sta lavorando, ma implica comunque infrastrutture di crescente importanza strategica. Il quesito, che tuttavia riguarda puramente questioni di concorrenza, è stato sollevato dalla Spagna che è stata seguita da altri 12 paesi tra cui l’Italia. Viasat deve anche affrontare in patria il comprensibile contrasto di SpaceX la quale ha già scritto alla Federal Communications Commission (Fcc) sostenendo che la nuova entità non avrebbe le autorizzazioni per operare con le stazioni di Terra utilizzando la banda Ka poiché appartengono ad Inmarsat e non a Viasat.
Il mercato ci crede
Come è noto, il consiglio di amministrazione di Viasat ha approvato il piano di acquisizione di Inmarsat lo scorso 22 giugno dopo l’annuncio dell’8 novembre 2021 confermando che i 7,3 miliardi necessari per completarla comprenderanno 850 milioni liquidi, 3,1 miliardi in azioni (pari a 46,36 milioni di titoli) e i restanti 3,4 miliardi attraverso debito (al netto degli interessi). Dal via libera del board di Carlsbad, accompagnato dalla presentazione dei dati finanziari relativi al primo semestre del 2022, il titolo ha cominciato a risalire dai 31 dollari fino agli oltre 39 dollari. In occasione dell’annuncio raggiunse il massimo di quasi 69 dollari e nel corso del 2022 ha avuto un valore medio intorno a 45 dollari. E il target price degli analisti è di quasi 54 dollari. Quindi il mercato crede all’operazione e al parere favorevole da parte della Cma, anche se il valore è ben lontano dai quasi 67 dollari pronosticati sul piano di acquisizione.