L'EDITORIALE

Guerra Russia-Ucraina, quali impatti per la geopolitica dello Spazio?

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La Stazione spaziale internazionale è a rischio? E cosa succederà con i progetti e le missioni che fanno leva sulla cooperazione? La Nasa tranquillizza ma un riassetto sarà inevitabile

Pubblicato il 05 Mar 2022

Iss

La Stazione spaziale internazionale è a rischio? E cosa succederà con i progetti e le missioni che fanno leva sulla cooperazione? Sono queste le domande che si stanno ponendo gli addetti ai lavori e non solo. Quel che succederà a Terra si rifletterà inevitabilmente anche in orbita: la stretta collaborazione fra Paesi non potrà più essere la stessa se il conflitto russo-ucraino dovesse subire un’escalation tale da sconvolgere gli equilibri geopolitici a cui siamo abituati oramai da decenni.

Stazione spaziale internazionale, che cos’è

I riflettori sono puntati in primis sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) e non a caso: dedicata alla ricerca scientifica vede in campo cinque diverse Agenzie, ossia Nasa (Usa), Esa (Agenzia spaziale europea) Rka (Russia), Jaxa (Giappone) e Csa-Adc (Canada).

La preoccupazione che la Russia potesse far cadere l’Iss sulla Terra è emersa alla fine del mese scorso quando il capo spaziale russo Dmitry Rogozin ha scatenato l’ipotesi in una serie di tweet puntando il dito in particolare contro le sanzioni statunitensi, di cui alcune volte al programma spaziale russo. E la questione si è ripresentata nei giorni scorsi dopo che Rogozin ha ipotizzato che  se gli Stati Uniti continueranno a essere “ostili”, Roscosmos potrebbe revocare il proprio sostegno alla stazione spaziale. Le tensioni in corso rappresentano un chiaro segno che lo stato della collaborazione internazionale nello spazio è destinato a cambiare rapidamente e sta diventando una delle armi in campo.

Cosa succede se cade l’Iss

Il ruolo della Russia nell’Iss è determinante: la Russia ha in capo la gestione degli aspetti critici dei sistemi di controllo di propulsione della stazione spaziale per mantenerla in posizione. Senza spinte regolari in grado di contrastare la gravità l’Iss cadrebbe verso l’atmosfera dissolvendosi. Gli astronauti a bordo avrebbero probabilmente tutto il tempo per fuggire dalla Stazione spaziale e tornare sulla Terra. Ma un certo numero di componenti pesanti potrebbero sopravvivere all’atmosfera e cadere sulla superficie terrestre, dove, senza il controllo sulla deorbita rischierebbero di trasformarsi in “bombe” verso la superficie terrestre mettendo a rischio porzioni di territorio e vite umane.

Che ne sarà dei progetti Europa-Russia?

Oltre ai rapporti Usa-Russia potrebbero deteriorarsi anche quelli Europa-Russia: l’Agenzia spaziale europea – che rappresenta 22 paesi del Continente – ha rilasciato una dichiarazione in cui riconosce le sanzioni contro la Russia. In risposta, Roscosmos ha ritardato il lancio di diversi satelliti nello spazioporto europeo nella Guyana francese che avrebbero dovuto utilizzare il razzo russo Soyuz. L’Agenzia spaziale russa è anche in una situazione di stallo con il Regno Unito sui piani per lanciare in orbita 36 satelliti dalla società OneWeb: Roscosmos avrebbe dovuto consegnare i satelliti (di nuovo utilizzando Soyuz) il 4 marzo, ma si rifiuta di farlo a meno che il Regno Unito non venda la sua partecipazione nella società e prometta che i satelliti non saranno utilizzati a scopo militare. Il Regno Unito ha affermato per ora di non essere disposto a negoziare.

Quiete prima della tempesta?

Nonostante la Nasa abbia cercato di mantenere un clima “normalità” a bordo della Iss – ha persino organizzato una conferenza stampa per promuovere la prima missione con equipaggio privato sulla che è prevista per fine mese – dietro le quinte sta montando la tensione. Gli Stati Uniti dovranno inevitabilmente capire cosa potrebbe succedere con l’uscita di scena della Russia dalla Stazione. La società Northrop Grumman si è già offerta per costruire un sistema di propulsione alternativo ed Elon Musk ha annunciato su Twitter che anche SpaceX potrebbe dare il suo supporto.

Stazione spaziale internazionale, il futuro è già segnato

La stessa Nasa prevede di lasciare la Iss entro la fine del decennio, a quel punto la Stazione verrebbe lentamente deorbitata su una parte remota dell’Oceano Pacifico, aprendo la strada a nuove stazioni spaziali fra cui quella cinese di Tiangong. Il primo modulo di Tiangong è stato lanciato in orbita lo scorso maggio e la stazione dovrebbe essere completata entro la fine del 2022. Gli Stati Uniti stanno anche finanziando diverse nuove stazioni spaziali commerciali, e Russia e India pianificano entrambe di lanciare le proprie stazioni spaziali nel prossimo decennio.

È presto per capire in che modo la guerra fra Russia e Ucraina influirà sulla collaborazione con il programma spaziale cinese, la China Manned Space Agency (Cmsa). Negli ultimi anni, le agenzie spaziali dei due paesi hanno sviluppato piani ad ampio raggio per lavorare insieme nello spazio, incluso uno sforzo per costruire una base sulla Luna. Gli Stati Uniti hanno in gran parte escluso la Cina dai propri programmi spaziali: una legge statunitense del 2011 vieta alla Nasa di collaborare con l’Agenzia spaziale cinese e nessun astronauta cinese ha mai visitato l’Iss. Insomma, nonostante il nome la Stazione spaziale non è del tutto “internazionale” e rischia di ridurre ulteriormente la propria natura cooperativa.

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