Il governo Usa appoggia l’estensione delle operazioni della Stazione Spaziale Internazionale fino al 2030 e dunque si adopererà con i partner per stipulare nuovi accordi che permettano di allungare i tempi della cooperazione su questa iniziativa nello Spazio.
L’impego formale è stato preso dalla Casa Bianca e dall’amministrazione del presidente Joe Biden, come recita una dichiarazione pubblicata dalla Nasa lo scorso 31 dicembre, ma è necessario, prima di rimettersi al tavolo con le altre nazioni partecipanti alla Iss, un passaggio legislativo poiché il programma è regolato da una legge federale, emendata l’ultima volta nel 2015 con l’approvazione del Commercial Space Launch Competitiveness Act il quale fissa le politiche che guidano le operazioni della Iss fino alla fine del 2024.
E se i tempi e i modi sono apparsi un tantino irrituali – l’annuncio è stata fatto nell’ultimo giorno dell’anno con un post sul blog e non con un comunicato stampa – il merito non lo è affatto. La Nasa aveva già fatto sapere più volte che il suo proposito era allungare il periodo di operatività della Iss fino alla fine del decennio, in modo da permettere alle stazioni commerciali di entrare in servizio e favorire così la transizione da un’unica realtà statale a più realtà private.
Allo stesso tempo, ci sono già stati più tentativi di estendere le autorizzazione relative all’Iss dal 2024 al 2028 e persino fino al 2030. Uno di questi fu fatto nel dicembre del 2018 dall’amministratore stesso della Nasa, Bill Nelson, che era riuscito a far passare il decreto al Senato, ma si era arenato al Congresso dove invece era necessaria una maggioranza di due terzi per l’approvazione. Anche stavolta ci sarà bisogno di un iter legislativo, nel frattempo la Nasa ha già iniziato il lavoro preparatorio che dovrebbe portare al rinnovo degli accordi con i partner che sono Canada, Giappone, Russia e Unione Europea.
Quest’ultima è l’unica ad aver risposto già positivamente: “Do il benvenuto a questo annuncio e mi ripropongo di sottomettere agli stati membri la proposta di continuare fino al 2030” ha scritto in un post di Tweeter Josef Aschbacjher, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Più difficile appare il rinnovo dell’accordo con la Russia che ha più volte manifestato dubbi sulla capacità tecnica della stazione di durare fino alla fine del decennio ed espresso la volontà di costruire una stazione spaziale propria oltre al fatto che, in tema di politica spaziale, Mosca sta allacciando nodi sempre più stretti con la Cina e che l’Ucraina potrebbe essere terreno di sconto militare tra Usa e Russia, almeno indirettamente.
A questo proposito, Biden ha già detto che, al contrario di quanto successo nell’Ucraina orientale e con l’annessione della Crimea, gli Usa stavolta non staranno a guardare e non si limiteranno ad infliggere sanzioni, ma faranno “le cose che non abbiamo fatto nel 2014 e che ora siamo pronti a fare”. Il presidente russo Vladimir Putin, in occasione dei colloqui telefonici avuti lo scorso 30 dicembre, ha detto a Biden che qualsiasi nuova sanzione contro la Russia sarebbe un grave errore e rischia di “interrompere completamente le relazioni Russia-Stati Uniti”. Con questo clima e con il richiamo esercitato dalla Cina che propone accordi su grandi progetti nello Spazio, come una nuova stazione lunare per il 2035, è alquanto improbabile che il Cremlino si adoperi più di tanto per avere ancora un posto sull’Iss.