IL REPORT INTESA SANPAOLO

Space economy, Italia leader mondiale: “Filiera completa, nuove opportunità dal Pnrr”

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Il nostro Paese al secondo posto per incidenza della ricerca e sviluppo, al quarto per l’export e settimo nel G20 per budget di spesa pubblica in rapporto al Pil. Le imprese mappate sono 286, aziende “giovani” nate dopo gli anni Duemila. “Siamo a un punto di svolta”

Pubblicato il 16 Dic 2021

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La filiera italiana risulta completa, con la presenza sia di produttori di veicoli spaziali, lanciatori e satelliti, che di player specializzati in servizi ad alto valore aggiunto a completamento dell’offerta produttiva del settore”: è quanto si legge nel report sulla Space economy a firma della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo presentato in occasione della Giornata Mondiale dello Spazio da cui emerge che il valore generato dalle attività connesse alla Space Economy risulta a livello mondiale pari a 447 miliardi di dollari nel 2020, il doppio di quello realizzato solo dieci anni fa.

“La Space Economy è un ecosistema complesso, che integra industria manifatturiera ad alto contenuto tecnologico e servizi avanzati, in cui gioca un ruolo di primissimo piano la ricerca scientifica. Quello che caratterizza la filiera è proprio la commistione tra questi soggetti diversi che permette continui trasferimenti di conoscenza, sostenendo uno sviluppo sinergico ad alto tasso di innovatività, si legge nell’executive summary in cui si evidenzia che “l’Economia dello Spazio si trova oggi a un punto di svolta importante con l’ingresso di un sempre maggior numero di attori privati e lo sviluppo commerciale del settore, che amplia l’offerta di prodotti e servizi, mercati e aree di business, portando a parlare di New Space Economy”.

Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo nonostante la crescita degli investimenti del settore privato, le risorse pubbliche rappresentano ancora (e lo saranno anche per i prossimi anni) il driver di sviluppo più rilevante. L’Italia si posiziona al secondo posto per incidenza della R&S pubblica sul totale (al 2020 circa 1,5 miliardi di euro), al quarto per export (con una quota sulle esportazioni mondiali del 6,9% calcolando la media 2015-2019) dopo Stati Uniti, Francia e Germania e al settimo tra i Paesi del G-20 per budget di spesa pubblica nel settore spaziale, in rapporto al Pil.  Anche in termini di attività innovativa l’Italia evidenzia un buon risultato, collocandosi al quinto posto tra i principali paesi brevettatori, con una quota del 4,1% sui brevetti mondiali afferenti alla Space Economy (anni 2013-2018), che si raffronta con l’undicesima posizione per il totale brevetti, rivelando una buona specializzazione nelle attività spaziali, come conferma anche l’indice Rta (Revealed Technology Advantage), su valori superiori a 2, ai primi posti tra le principali economie.

Le imprese mappate sono 286: si tratta di aziende “giovani”, nate dopo gli anni Duemila e prevalentemente di piccole dimensioni (sotto i 2 milioni di fatturato). A soggetti specializzati in nicchie produttive ad alto contenuto tecnologico, che offrono soluzioni personalizzate e all’avanguardia, si affiancano alcuni grandi player, integrati e con un’offerta altamente diversificata, si legge nel report. Dalla fotografia emerge anchela forte multidisciplinarietà che caratterizza la filiera: “la Space Economy è infatti un mondo in cui convive una varietà di attività differenti. Questo elemento di commistione tra settori e specializzazioni produttive favorisce anche la collaborazione tra i diversi soggetti, spinti a lavorare congiuntamente mettendo a fattor comune le proprie conoscenze e competenze”.

Riguardo ai trend tecnologici futuri dell’economia dello Spazio – dal turismo spaziale allo sviluppo di nuovi processi produttivi in assenza di gravità – “ le enormi potenzialità economiche legate alla Space Economy spingono verso una nuova corsa allo Spazio, che porterà alla definizione anche di nuovi equilibri geopolitici e che renderà necessario anche un rinnovato framework normativo”.

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